L’inatteso

L’inatteso
di Fabrice Melquiot

ideato e interpretato da Anna Amadori
musica in scena Guido Sodo chitarra, voce, live electronics
traduzione a cura degli studenti
del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione Università di Bologna /sede di Forlì
disegno e cura dello spazio Eva Geatti
luci Micaela Piccinini
cura Elena Di Gioia

Lungo addio in versi, L’inatteso ha l’andamento di un melodramma: Liane parla al suo uomo scomparso, inghiottito da un fiume, in una guerra indefinita. Le sue parole sono azione, corpo a corpo con la mancanza, ribellione alla scomparsa di un amore, resa alla forza del mondo e del tempo, e la sua storia affiora in un gioco della memoria dov, quasi un fantasy, il viaggio è segnato da bottiglie colorate, lampade magiche dei ricordi. La musica in scena è la forma che contiene l’erompere di Liane ed è la sua Eco, il controcanto delle parole, la seconda voce. Il ‘luogo’ de L’inatteso è la soglia che divide il presente e il passato nella sospensione della memoria, una scena fatta di oggetti concreti e visionari, un regno di carta dove Liane è regina in un dramma barocco contemporaneo.

Un mondo in musica di Guido Sodo
Quando Anna Amadori mi ha coinvolto nel progetto de L’inatteso di Melquiot aveva un’idea precisa per il ruolo della musica: doveva essere una seconda voce di Liane, quasi un altro personaggio complementare a Liane, che ne esprimesse le memorie attingendo anch’essa dalle bottiglie/flaconi dei vari colori in cui è scandito il lavoro. I flaconi – musicalmente parlando – sono diventati mondi sonori da cui attingere le memorie, gli stati d’animo che Liane parallelamente evocava nella scena, e ho pensato di farlo attraverso vari colori e stili musicali: la world music, la musica classica contemporanea, le sonorità elettroniche fino alla musica antica. Tra i brani L’amuri ca v’haiu, canzone siciliana popolare di Rosa Balistreri; Morenika, una canzone sefardita; due brani per chitarra di Roland Dyens, autore francese di origine algerina: il Rituel della Saudade n° 3 ispirato ai riti dei nativi della foresta amazzonica e il Tango en sky;  I bie, di Gabin Dabire, musicista e cantante del Burkina con cui collaboro, in cui è evocata l’Africa; poi Aerea, brano di mia composizione nel disco Esperando sono; Quanno turnammo a nascere, una canzone di Carlo D’Angiò e la Courante dalla Suite in Mi minore BVW 996 di J.S. Bach.


Fabrice Melquiot è nato a Modane, in Savoia, nel 1972. Prima di diventare drammaturgo, ha seguito una formazione d’attore nella Compagnia des Millefontaines, diretta da Emmanuel Demarcy-Mota.
Allo stesso tempo scrive. Nel 1998 i suoi primi testi per bambini, Les petits mélancoliques e Le jardin de Beamon, sono pubblicati su l’École des loisirs e diffusi su France Culture. Le jardin de Beamon, ha vinto nel 1998 il Premio Paul Gilson. Perlino Comment (2001) inaugura la raccolta del Théâtre Jeunesse de L’Arche Editeur, segue Bouli Miro (2002), sotto la regia di Patrice Douchet, selezionato dalla Comédie Française nel dicembre 2003. Nel 2002-2003, per la sua prima stagione alla guida della Comédie de Reims, Emmanuel Demarcy-Mota invita Fabrice Melquiot come autore associato e mette in scena due suoi testi: L’Inattendu e Le diable en partage al Théâtre de la Bastille di Parigi e a La Comédie di Reims. Fabrice Melquiot vede assegnarsi il premio SACD per più testi registrati su France Culture, il premio Jean-Jacques Gauthier del Figaro e due premi del Syndicat National de la Critique come migliore opera teatrale in lingua francese e rivelazione dell’anno e altri importanti premi. Ha scritto e pubblicato poesie. Una raccolta, Veux-tu? (L’Arche 2004) cui segue una seconda raccolta Graceful (L’Arche 2005). La raccolta di racconti per bambini e adolescenti, Histoires célèbres et inconnues, è pubblicata presso Éditions Gallimard (2007). Nel 2008 ha ricevuto il Prix Théâtre de l’Académie française per l’insieme della sua opera. I suoi testi teatrali sono pubblicati da L’Arche Editeur e sono tradotti in diverse lingue (tedesco, spagnolo, italiano e russo) e rappresentati a livello internazionale (Germania, Grecia, Messico, Stati Uniti, Cile, Spagna, Italia, Giappone, Québec, Russia). Dal 2012 è direttore del teatro Am Stram Gram a Ginevra. Altri suoi testi: Lisbeths; Pearl; Le hibou, le vent et nous; Steve V; Aucun homme n’est une île; Guitou.

La traduzione de L’inatteso è a cura di: Federica Bevilacqua, Veronica Bordet, Sofia Cavalcanti, Barbara Pellegrini, Giulia Vannini, Federica Zamponi, studenti del modulo di Traduzione editoriale I (lingua francese) della laurea magistrale in Traduzione specializzata presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’Università di Bologna, sede di Forlì (2012) Coordinamento: Chiara Elefante, Licia Reggiani, Marie Line Zucchiatti – Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna sede di Forlì.

L’inatteso di Fabrice Melquiot è pubblicato nel volume Ai chiodi le lune – L’inatteso di Fabrice Melquiot / La soglia di Michel Azama, a cura di Elena Di Gioia, con la postfazione di Laura Mariani (Editoria & Spettacolo, 2014) [info].